Troppo grande, troppo piccolo
Domani sarà il tuo compleanno, il tuo nono compleanno.
Ti guardo e mi accorgo di quanto sei cambiato, di quanto stai cambiando.
Vuoi affermare te stesso, vuoi farmi capire che tu non sei me, che tu sei una personcina a parte, tutta tua.
Ancora mi chiedi di accompagnarti a letto e ancora pretendi il bacio della buona notte, ma ora mi dici "mamma non c'è bisogno che mi leggi la favola, mi addormento anche da solo". E allora a volte ti lascio lì, da solo, nella tua camera (con l'abat-jour ancora accesa) con gli occhi aperti a cercarti da solo il tuo modo di mettere a tacere i tuoi pensieri; altre volte invece non ci riesco e voglio rimanere con te, a leggerti un libro, per accompagnarti nei tuoi sogni.
Ancora mi dai un bacio al mattino quando ti accompagno a scuola, ma solo perché sono io a chiedertelo e tu probabilmente non vuoi deludermi, perché mi accorgo che se fosse per te scapperesti subito dentro la scuola, al massimo gridandomi un "ciao" mentre varchi il cancello.
Ancora mi chiedi di aiutarti a fare i compiti, ma sempre meno spesso. A volte mi dici "mamma, non capisco, mi aiuti" e un attimo dopo "ok, faccio da solo".
Ancora mi chiedi di accompagnarti dal barbiere, ma adesso sei tu a decidere il taglio, la capigliatura.
Ancora vuoi che sii presente alle tue partite ma adesso non vuoi che faccia il tifo per te, che ti faccia sentire la mia presenza. Ti basta che ci sia: un puntino come un altro, in mezzo a tanti genitori.
Un minuto prima mi cerchi, mi chiedi, mi vuoi e un secondo dopo vorresti che sparissi, perché ti senti grande, capace, indipendente, ma forse allo stesso tempo ancora troppo piccolo per gestire tutto (cose materiali ed emozioni) da solo.
Capisco che pian piano hai bisogno di costruirti la tua autonomia e anche la tua autostima. Devi dimostrare a te stesso che sai fare, che sei capace. Ed è giusto che sia così. Mi mette un po' di malinconia la cosa, ma capisco che è un processo naturale che deve avvenire. Mi spiazzano solo i modi, mi destabilizzano, mi mettono paura e mi fanno sentire incapace di aiutarti. Perché ci scontra ogni giorno con un bambino diverso, che passa dalla rabbia alla spensieratezza in un nano secondo. Un bambino che ti dice "mamma mi aiuti" e un secondo "mamma vai via!".
E dovrei cercare di trattenere le urla, dovrei cercare di ubbidire semplicemente ai tuoi comandi, dovrei essere capace di materializzarmi davanti a te e all'occorrenza, quando lo richiedi, sparire in un nano secondo. Ma non è semplice e dovro' fare un lungo lavoro su me stessa prima di riuscirci e vorrei dirtelo e fartelo capire che se mi arrabbio non è per te, per il tuo modo di fare (che capisco in fondo), ma è per me, perché non sono in grado di esserci e non esserci, non sono in grado di relazionarmi con te, con questi tuoi cambiamenti.
Con i nove anni si è in bilico tra l'infanzia e l'adolescenza; troppo piccolo ma allo stesso tempo troppo grande. Tu ti senti così e io stessa ti tratto così, perché sono la prima a dirti "basta, ormai sei grande" e poco dopo "hai solo 9 anni, sei ancora piccolo".
La verità è che proprio non so come si dovrebbe comportare una mamma di un bambino di nove anni, o forse lo so, ma non riesco a far combaciare i miei modi di fare con cio' che penso e che ho sempre immaginato avrei voluto essere.
E così mi accontento di far passare le giornate, guardandoti, nella tua muta continua, in lotta con te stesso, con questo sapore che sa di orgoglio, di malinconia, di inadeguatezza che mi invade il cuore.
Ti guardo e mi accorgo di quanto sei cambiato, di quanto stai cambiando.
Vuoi affermare te stesso, vuoi farmi capire che tu non sei me, che tu sei una personcina a parte, tutta tua.
Ancora mi chiedi di accompagnarti a letto e ancora pretendi il bacio della buona notte, ma ora mi dici "mamma non c'è bisogno che mi leggi la favola, mi addormento anche da solo". E allora a volte ti lascio lì, da solo, nella tua camera (con l'abat-jour ancora accesa) con gli occhi aperti a cercarti da solo il tuo modo di mettere a tacere i tuoi pensieri; altre volte invece non ci riesco e voglio rimanere con te, a leggerti un libro, per accompagnarti nei tuoi sogni.
Ancora mi dai un bacio al mattino quando ti accompagno a scuola, ma solo perché sono io a chiedertelo e tu probabilmente non vuoi deludermi, perché mi accorgo che se fosse per te scapperesti subito dentro la scuola, al massimo gridandomi un "ciao" mentre varchi il cancello.
Ancora mi chiedi di aiutarti a fare i compiti, ma sempre meno spesso. A volte mi dici "mamma, non capisco, mi aiuti" e un attimo dopo "ok, faccio da solo".
Ancora mi chiedi di accompagnarti dal barbiere, ma adesso sei tu a decidere il taglio, la capigliatura.
Ancora vuoi che sii presente alle tue partite ma adesso non vuoi che faccia il tifo per te, che ti faccia sentire la mia presenza. Ti basta che ci sia: un puntino come un altro, in mezzo a tanti genitori.
Un minuto prima mi cerchi, mi chiedi, mi vuoi e un secondo dopo vorresti che sparissi, perché ti senti grande, capace, indipendente, ma forse allo stesso tempo ancora troppo piccolo per gestire tutto (cose materiali ed emozioni) da solo.
Capisco che pian piano hai bisogno di costruirti la tua autonomia e anche la tua autostima. Devi dimostrare a te stesso che sai fare, che sei capace. Ed è giusto che sia così. Mi mette un po' di malinconia la cosa, ma capisco che è un processo naturale che deve avvenire. Mi spiazzano solo i modi, mi destabilizzano, mi mettono paura e mi fanno sentire incapace di aiutarti. Perché ci scontra ogni giorno con un bambino diverso, che passa dalla rabbia alla spensieratezza in un nano secondo. Un bambino che ti dice "mamma mi aiuti" e un secondo "mamma vai via!".
E dovrei cercare di trattenere le urla, dovrei cercare di ubbidire semplicemente ai tuoi comandi, dovrei essere capace di materializzarmi davanti a te e all'occorrenza, quando lo richiedi, sparire in un nano secondo. Ma non è semplice e dovro' fare un lungo lavoro su me stessa prima di riuscirci e vorrei dirtelo e fartelo capire che se mi arrabbio non è per te, per il tuo modo di fare (che capisco in fondo), ma è per me, perché non sono in grado di esserci e non esserci, non sono in grado di relazionarmi con te, con questi tuoi cambiamenti.
Con i nove anni si è in bilico tra l'infanzia e l'adolescenza; troppo piccolo ma allo stesso tempo troppo grande. Tu ti senti così e io stessa ti tratto così, perché sono la prima a dirti "basta, ormai sei grande" e poco dopo "hai solo 9 anni, sei ancora piccolo".
La verità è che proprio non so come si dovrebbe comportare una mamma di un bambino di nove anni, o forse lo so, ma non riesco a far combaciare i miei modi di fare con cio' che penso e che ho sempre immaginato avrei voluto essere.
E così mi accontento di far passare le giornate, guardandoti, nella tua muta continua, in lotta con te stesso, con questo sapore che sa di orgoglio, di malinconia, di inadeguatezza che mi invade il cuore.
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